Miguel Benasayag

Uomini contro macchine: la battaglia è in corso dai tempi della Rivoluzione industriale. Ma allora gli apparecchi industriali sostituivano soltanto i muscoli umani, ora l’intelligenza artificiale pretende di soppiantare il cervello. Al Meeting di Rimini ne hanno discusso Paolo Benanti, esperto di etica della tecnologia, e Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista argentino naturalizzato francese, guidati dal vicepresidente del Meeting Marco Aluigi che ha proposto sei piste di discussione.

“Usando le macchine l’uomo modifica sè stesso, allo stesso modo per cui l’uomo dopo avere inventato la scrittura non era più lo stesso di prima”

Benasayag ha osservato che usando le macchine l’uomo modifica sé stesso, allo stesso modo per cui l’uomo dopo avere inventato la scrittura non era più lo stesso di prima. Con l’intelligenza artificiale, uno dei rischi è semplificare l’approccio alla realtà perché i computer ragionano con un sistema binario che non ammette terze vie, mentre il mondo è una realtà estremamente complessa.

“Non dobbiamo adattarci troppo alle macchine”, ha sottolineato lo psicanalista, “se ci facciamo prendere la mano è perché lo vogliamo noi. La macchina non ha volontà (vedi anche l’intervista a Federico Faggin su questa testata). Se prendo l’ascensore per salire a casa mia, al sesto piano, non posso incolpare lui se non faccio attività fisica”. Benanti ha spezzato una lancia a favore della tecnologia: “Quando si misura con la realtà, l’uomo capisce di non potere spiegare sé stesso con la pura biologia, che lo riempie di limiti. L’uomo dunque eccede i propri limiti e impiega la tecnologia per attuare questa eccedenza: usa la penna per scrivere, l’auto per spostarsi rapidamente, l’energia per fare più cose, eccetera. Lo stesso linguaggio è una tecnologia che rende visibile l’invisibile: per esempio, esprime sentimenti o stati d’animo arrivando al punto di dare una rappresentazione di Dio”.

“Proprio la capacità di sbagliare è ciò che rende l’uomo superiore alla macchina”

Ma essere uomini non è soltanto funzionare, quanto esistere. L’uomo eccede la macchina perché ha sensazioni, pensieri, volontà, sofferenze, passioni e possiede una coscienza: un’interiorità preclusa agli automi. Soprattutto, l’uomo sbaglia mentre la macchina è programmata per autocorreggersi. Dunque, è proprio la capacità di errore a rendere l’uomo superiore alla macchina.

Benasayag: “Il conflitto sociale si supera con un’alleanza per l’umano”

Ma la macchina spinge l’uomo a voler essere sempre più performante. Nel contesto delle nuove piattaforme di comunicazione, questo fa prevalere il lato conflittuale dell’essere umano: davanti a un futuro minaccioso, le piattaforme spingono a “trovare un nemico come miglior ansiolitico”, ha detto Benasayag. E “sui social che creano polarizzazione i signori del Web alimentano i contrasti per fare soldi”, è la diagnosi di Benanti. Il conflitto sociale va superato con un‘alleanza per l’umano, un’amicizia nata dal riconoscimento che l’altro non è un nemico ma un bene per sé.

(Fonte Meeting/Askanews)

Da sinistra: Paolo Benanti, Marco Aluigi e Miguel Benasayag