“Da bambino, a Trastevere, facevo il chierichetto solo perché mi piaceva esibirmi in pubblico. Agitavo come un matto il turibolo e suonavo il campanello: però non guardavo il prete o l’altare, ero affascinato dalla folla. Scampanellavo moltissimo per attirare tutta l’attenzione su di me, ma così forte che il prete, poveretto, ogni tanto mi faceva gli occhiacci e mormorava: “Ahó, ma che fai?”Alberto Sordi
Attraverso articoli di quotidiani e riviste (italiane ed estere), interviste, ritagli stampa di ogni tipo, si è ricostruito il ritratto di uno dei più clamorosi fenomeni del cinema italiano (e non solo): Alberto Sordi.
Un monumento della nostra commedia e della cultura popolare romana, uno su cui sembra essere stato detto e scritto tutto. Forse fin troppo. Tanto che diverse zone sono rimaste in ombra, dietro al fiume di parole.
Questo testo ricostruisce come in un puzzle un ritratto meno consueto dell’attore, nei rapporti con il cinema, il teatro, la radio, la tv, i registi, i colleghi, le donne, la famiglia, i tanti progetti non realizzati.
Il libro è arricchito da oltre 50 foto che faranno la gioia di fan e studiosi.
Stralciato dalla biografia
….L’attore, in vita, non citò mai la Garbatella e non ne possiamo conoscere il motivo, forse perché, all’epoca, la Garbatella era un rione estremamente popolare che non costituiva, per molti, un biglietto da visita da esibire con vanto. Quella parte, però, dei lotti popolari, sarà decantata da Nanni Moretti in Caro diario (1993). In un modo o nell’altro, dalla fine degli anni Settanta a oggi, la vita del regista si è sempre incrociata con quella dell’attore. Il film Mamma mia, che impressione! fu ambientato, in parte, proprio all’Oratorio San Filippo Neri della zona, dove Don Isidoro, secondo le testimonianze di alcuni abitanti, altri non era che Padre Daelli della Congregazione omonima, riconosciuto in seguito “Giusto fra le Nazioni”, insieme a Padre Melani, per aver salvato tante famiglie ebraiche del quartiere dai rastrellamenti dei nazifascisti. ….
….La prima esperienza cinematografica di Alberto Sordi, come comparsa in mezzo a tante comparse, fu per un film di propaganda fascista, Scipione l’Africano, di Carmine Gallone, con Annibale Ninchi, Carmen Miranda e Fosco Giachetti. Fu un kolossal ritenuto fondamentale per sostenere la campagna d’Etiopia del regime e non si badò a spese, coinvolgendo l’Enic, l’Istituto Luce, il Ministero delle Finanze e quello degli Interni. Il primo mattone di Cinecittà era stato poggiato il 29 gennaio 1936 e l’inaugurazione era avvenuta il 28 aprile 1937. Le riprese del film si conclusero nel luglio dello stesso anno. L’imponenza dei mezzi, le scene di massa, la presenza di elefanti, le spettacolari sequenze di battaglia, la ricostruzione fedele degli accampamenti, fecero lievitare vorticosamente il budget, in un periodo in cui, soprattutto a Roma, la fame si tagliava con il coltello…
GLI AUTORI:
Alberto Pallotta (1966), scrittore e saggista, ha collaborato con riviste e portali a carattere nazionale ed è stato documentarista per l’emittente televisiva Videomusic. Nel 2001 ha fondato la casa editrice Un mondo a parte.
Andrea Pergolari, nato a Roma nel 1975, è scrittore, storico del cinema e dirige un piccolo teatro a Roma. In coppia con Alberto Pallotta, ha recentemente pubblicato La commedia italiana in 160 film (2022) e Louis De Funès smorfia per smorfia, sempre per le edizioni Sagoma.