Carlo Cavazzini,

Professore, quando si parla di chirurgia vascolare è opinione comune pensare ad interventi, spesso complessi, per risolvere o migliorare la prognosi delle patologie che interessano i vasi sanguigni dell’organismo, utilizzando tecniche di riparazione, derivazione, sostituzione e rimozione. Ma è ancora questa la chirurgia vascolare oggi?

Grazie alle nuove tecniche, gli interventi sono sempre meno invasivi

“Negli ultimi vent’anni la chirurgia vascolare, più delle altre scienze chirurgiche, ha potuto avvalersi dello sviluppo tecnologico grazie all’introduzione delle cosiddette tecniche “endovascolari”.

Gli interventi chirurgici condotti con tali metodiche garantiscono lo stesso obiettivo terapeutico, ma con un grado di invasività assai ridotto. Infatti si parla sempre di più di interventi “mini-invasivi”.  

Ad esempio, per curare le placche che si depositano a livello della carotide e che espongono il paziente al rischio di ictus, con le moderne tecnologie non si usa più il bisturi per effettuare incisioni sul collo. Ma attraverso una semplice puntura di un’arteria a livello dell’inguine, si inserisce e si posiziona uno stent (una sorta di robusta retina metallica a maglie molto fitte e sottili) in corrispondenza della carotide. Questo per proteggere la frammentazione della placca calcifica e garantire il ripristino di flussi normali verso il cervello.  

Anche per le patologie arteriose a livello del torace e dell’addome, come gli aneurismi dell’aorta o la patologia steno-ostruttiva, è possibile avvalersi di tecnologie mini-invasive. Queste risparmiano al paziente, sia l’anestesia generale, che le generose incisioni chirurgiche, proprie delle tecniche tradizionali “a cielo aperto”.  

All’IDI-IRCCS di Roma c’è la possibilità di fare interventi di chirurgia vascolare mini-invasivi, di elevato impatto tecnologico

All’IDI-IRCCS di Roma, abbiamo la possibilità di effettuare interventi endovascolari mini-invasivi di elevato impatto tecnologico. Non solo per l’utilizzo di devices di ultima generazione (endoprotesi, stent, cateteri a palloncino medicato), ma anche per il supporto di sonde endovascolari ultrasonografiche (IVUS). Queste consentono di ridurre o addirittura azzerare la somministrazione di mezzo di contrasto per quei pazienti con insufficienza renale od allergia al mezzo di contrasto e minimizzare l’erogazione di raggi ‘X’ a protezione del paziente e di tutti gli operatori in sala operatoria”.

Riduzione, spesso cancellazione della degenza per coloro che si operano, è l’obiettivo che la sanità italiana sta portando avanti da anni. I vostri pazienti sono spesso anziani, questo non costituisce un problema?

L’approccio di chirurgia vascolare mini-invasivo è una grande opportunità terapeutica

“L’approccio mini-invasivo è una grande opportunità terapeutica. E’ intuitivo infatti, che quando un paziente viene sottoposto ad intervento chirurgico con approcci mini-invasivi, utilizzando la semplice anestesia locale, anche il recupero postoperatorio risulta molto rapido, con un tasso di complicanze assai contenuto.

Queste nuove metodiche consentono di arruolare all’intervento chirurgico pazienti anche longevi e con patologie associate, che invece in precedenza venivano candidati alla sola terapia medica conservativa.

La riduzione della convalescenza a pochi giorni, o addirittura a poche ore, consente di restituire velocemente il paziente alla sua vita abituale. Tutto ciò ha anche risvolti economici interessanti, riducendo significativamente la complessità assistenziale ed il periodo di degenza in ospedale”.

Il futuro della chirurgia vascolare

Prof. Cavazzini, quale sarà il futuro della chirurgia vascolare ed endovascolare?

“Come dico da sempre, la chirurgia vascolare è una delle più affascinanti e raffinate tra le scienze chirurgiche.

Le attività di sviluppo delle tecniche ed il confronto tra equipe chirurgiche anche a livello internazionale, sono sempre più facilitate dalla velocità di comunicazione, dal supporto delle grandi aziende di ingegneria medica e dalla condivisione delle esperienze nel corso dei congressi in presenza ed interattivi.  

Nella rinnovata realtà gestionale ed organizzativa dell’IDI-IRCCS di Roma, dove ho l’onore di dirigere una UOC, è oggi possibile dare vita ad un nuovo processo di tecnologizzazione delle infrastrutture (sala operatoria, reparto di degenza ordinaria e di day surgery, terapia intensiva, ambulatori), che ci consente di accogliere e dare rapida soddisfazione terapeutica ad un numero sempre maggiore di pazienti.

Siamo già ora in grado di effettuare più di 100 interventi al mese e di sottoporre ad interventi delicati anche pazienti ultra-ottuagenari”.

Quali conseguenze per la chirurgia in epoca Covid-19?

Professore, l’epidemia da Covid-19 ci ha imposto nuove regole e comportamenti anche in ospedale. Il suo settore è pronto per gestire un post operatorio via web, da casa?

“Le cicatrici della pandemia da Covid-19 sono a noi ben visibili e tutt’altro che guarite.

Molti pazienti affetti da patologie cardio-vascolari si sono allontanati, per paura dei contagi e per la riduzione delle attività degli ambulatori, e hanno interrotto il follow-up che è invece essenziale per evitare che le patologie possano manifestarsi direttamente con le loro drammatiche complicanze.

E’ nostro compito, oltreché dovere morale, individuare strategie per ricondurre i pazienti al controllo delle loro patologie.

All’IDI-IRCCS di Roma abbiamo già predisposto iniziative di visite gratuite attraverso delle giornate dedicate all’individuazione e cura delle malattie vascolari più insidiose.

Gli ‘Open Day’ di chirurgia vascolare dell’IDI saranno riproposti, nel corso dei prossimi mesi, con un calendario già definito che sarà inoltrato ai nostri pazienti anche attraverso i canali social.

Per quanto attiene alle modalità di comunicazione con i pazienti ed i loro familiari, nella gestione del postoperatorio in sicurezza, sono già in essere le piattaforme per la telemedicina con la formazione di personale e supporti di monitoraggio dedicati”.