Narrazioni potenti e storytelling coinvolgenti, concept innovativi destinati a dare vita a piccole grandi rivoluzioni nell’universo del gaming. È la firma di Fortuna Imperatore, in arte Axel Fox, game designer salita agli onori della cronaca con il grande successo di Freud’s Bones, il primo videogame dedicato al padre della psicoanalisi.
Dopo il tripudio da parte della critica e dei media di settore, la vittoria del Red Bull Indie Forge 2020 e la nomina nei Forbes Under 30 nel 2021, Fortuna Imperatore non si ferma e annuncia un nuovo titolo: Workdown, videogame destinato al mercato B2B che mette al centro l’individuo, il lavoro e l’ambiente professionale.
Fortuna, ci racconta la novità Workdown?
Workdown è un videogame in uscita a maggio 2023 e ha come tema il burnout, la sindrome legata allo stress lavoro-correlato. È un titolo targetizzato per il B2B e basato sulla lettura, l’analisi e l’interazione. Grazie a una serie di indicatori, il gioco fornisce dei report che indicano le possibilità di rischio burnout alle quali è sottoposta la persona sul luogo di lavoro e quali sono gli elementi organizzativi che possono migliorare o peggiorare il suo benessere mentale”
Da dove nasce l’idea?
Dopo Freud’s Bones sono stata contattata da varie aziende per sviluppare diversi concept in qualità di direttore creativo, producer e designer per videogame che affrontassero temi psicologici, come la fame emotiva e le devianze adolescenziali. Workdown è un lavoro che mi è stato commissionato da Game2Value, azienda specializzata in videogame assessment per supportare le aziende nella gestione delle risorse umane creando esperienze coinvolgenti e appaganti per le persone e le organizzazioni, e mette al centro il tema del benessere professionale. Così è nato Workdown. Un gioco che, come Freud’s Bones, è un gioco narrativo, che punta più sullo storytelling che sull’interazione ossessiva e su un gameplay estremamente variegato.
Tutto ha inizio con Freud’s Bones, primo gioco sul mercato dedicato alla psicoanalisi. Il tutto da autodidatta.
Sì. Freud’s Bones nasce come un progetto solista e artigianale, scarno e anomalo, perché un gioco sulla psicoanalisi non era mai stato pensato e fatto prima. Due anni fa ho provato a sviluppare un gioco da sola, perché pensavo che Freud potesse prestarsi a essere protagonista di un videogioco come se fosse Sherlock Holmes. Ho fatto tutto da autodidatta scaricando programmi gratuiti da internet e studiando le modalità per strutturare un videogioco. Da lì è iniziata una campagna di Kickstarter per finanziare e produrre il titolo. Il successo, personale e commerciale, è stato immediato.
Un successo raggiunto con la determinazione.
La mia benzina è stata la rabbia per la condizione che vivevo: mi pagavo gli studi lavorando al Policlinico di Napoli in una azienda di pulizie. La rabbia e la sensazione di avere potenziale mi hanno fatto divorare il tempo, quindi da sola mi sono fatta conoscere e ho nutrito questo sogno impossibile.