Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia Romagna

Con Annalisa Sassi, neopresidente di Confindustria Emilia Romagna, abbiamo fatto un’analisi sullo stato dell’industria della regione e tentato alcune previsioni di medio periodo, anche alla luce delle nuove problematiche aperte dal forte aumento dei costi energetici e delle materie e dalle incertezze per il deteriorarsi della situazione internazionale.

Con Annalisa Sassi, neopresidente di Confindustria Emilia Romagna, abbiamo fatto un’analisi sullo stato dell’industria della regione

Alla luce dei più recenti avvenimenti, come si presenta lo stato di salute del sistema manifatturiero emiliano-romagnolo?

L’economia regionale ha dimostrato un’ottima capacità di ripartenza dopo la pandemia, come confermano i dati che sono ancora volti al positivo. La crescita del PIL l’anno scorso di oltre il 7 per cento, un aumento di quasi il 17 per cento del valore delle esportazioni, una disoccupazione tornata quasi a livelli fisiologici: tutto ciò testimonia un sistema produttivo in salute e solido dal punto di vista strutturale. Negli ultimi tempi, però, il clima di fiducia delle imprese sta peggiorando, soprattutto per i pesanti costi energetici, le difficoltà di approvvigionamento di molte materie prime e gli effetti diretti e indiretti del conflitto russo ucraino.”

Che cosa dobbiamo attenderci per il 2022 e l’inizio del 2023?

“Mai come in questo momento le previsioni si presentano complesse. Alle difficoltà che ho già citato si aggiungono variabili importanti come l’incertezza del quadro geopolitico mondiale, l’aumento dell’inflazione in Europa e, venendo a noi, la scarsità di manodopera qualificata espresse da un numero sempre più alto di imprese. Le analisi del Centro Studi Confindustria ci dicono che nella seconda metà dell’anno il contesto si presenta molto difficile e lo scenario per l’economia vira al ribasso, anche se l’export continua a dimostrarsi resiliente.”

Circa i continui aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime che si scaricano sull’industria, quali  rischi possono comportare per il nostro sistema delle imprese? Come poter affrontare questa emergenza?

Sassi: “Il prezzo dell’energia rappresenta in questa fase la maggiore preoccupazione degli imprenditori, perché rischia di mettere in seria difficoltà la tenuta delle filiere produttive”

Il prezzo dell’energia rappresenta in questa fase la maggiore preoccupazione degli imprenditori, perché rischia di mettere in seria difficoltà la tenuta delle filiere produttive, che non sono in grado di reggere il peso di costi in molti casi decuplicati rispetto a due anni fa.  Sappiamo bene che buona parte delle decisioni sono a livello europeo e nazionale.  Il prossimo Governo deve accelerare sul gas release a prezzi calmierati per le imprese energivore e sulla fornitura di energia da fonti green a costi intorno ai 120 €/Mwh. A livello regionale dobbiamo fare presto sugli investimenti nelle fonti rinnovabili, a partire da fotovoltaico, biometano, biogas, idroelettrico. In questo senso è positiva la decisione di ospitare a Ravenna uno dei due nuovi rigassificatori.”

Una recente indagine di Confindustria Emilia-Romagna ha evidenziato come resti sempre alta la propensione delle aziende ad investire. Verso quali aspetti si concentrano soprattutto i nuovi investimenti?

Per la prima volta, tra gli investimenti delle imprese, quelli in formazione sono al primo posto

Le imprese hanno investito il 4,5 per cento del fatturato l’anno scorso, con un aumento del 35 per cento rispetto al 2020. Le scelte si sono concentrate soprattutto su aspetti di natura organizzativa e gestionale: per la prima volta gli investimenti in formazione sono al primo posto, seguiti da ICT, ricerca e sviluppo e linee di produzione. Questo dimostra la tenacia dei nostri imprenditori, che pur in un contesto così difficile hanno continuato ad innovare, specie nella transizione digitale e ambientale che richiedono importanti investimenti in tecnologie e in conoscenza. La burocrazia continua ad essere il principale ostacolo agli investimenti. Occorre accelerare l’attuazione di tutte le misure previste dal Patto per la Semplificazione sottoscritto ormai un anno fa con la Regione, specie in campo ambientale, territoriale e di accesso ai bandi per i finanziamenti.”

Il comparto fieristico quale contributo può dare al sistema produttivo regionale in particolare, ma anche nazionale? (Ad esempio, IEG a Rimini con Key Energy, in contemporanea al colosso Ecomondo, svolge un ruolo di primo piano n.d.r.). Ci sono esigenze particolari dell’industria per quanto attiene il nostro sistema fieristico?

Nel mercato fieristico italiano l’Emilia-Romagna è al secondo posto dopo la Lombardia, due regioni in cui si concentra il 60 per cento delle manifestazioni internazionali: in Lombardia il 35 per cento e il 25 in Emilia-Romagna (dati AEFI).  Nella nostra regione si svolgono oltre 30 esposizioni di carattere internazionale, con un numero di visitatori che sfiora i 2 milioni ogni anno. Si tratta di un importante acceleratore di business, ma anche uno dei principali motori che spinge il turismo d’affari e la promozione di servizi specializzati per l’industria.  

La pandemia ha spinto un processo di rinnovamento del sistema, che si è manifestato soprattutto nel campo della digitalizzazione. In questa fase di ripartenza il comparto fieristico può dare una spinta importante, ma dobbiamo superare la frammentarietà di molti eventi attraverso alleanze strategiche fondate su maggiori sinergie tra quartieri fieristici e su una maggiore integrazione delle filiere. Serve anche una maggiore internazionalizzazione delle nostre fiere, dobbiamo imparare dai tedeschi e dalla loro capacità di stringere partnership con le grandi fiere internazionali, soprattutto nei Paesi emergenti.”