Rodolfo Barbieri, Presidente di Menù di Medolla (MO) tra i leader italiani del Foodservice, fa il punto sulla crisi del food service e su come uscirne

30 marzo 2020 – “Menù è un’azienda che produce e commercializza specialità alimentari destinate alla ristorazione professionale, pertanto l’emergenza che stiamo vivendo ci ha colpiti direttamente. Abbiamo avuto un crollo degli ordini e del fatturato molto importante, abbiamo chiuso il mese di marzo con un -65% riconducibile ovviamente alla chiusura delle attività di ristorazione imposta già dai primi decreti. Le aree maggiormente in sofferenza sono quelle del Sud d’Italia, mentre al Nord, a fine mese, abbiamo registrato una lieve inversione di tendenza, indicativa del fatto che alcuni ristoranti hanno iniziato a “reagire” e a lavorare con il delivery”.

Con Rodolfo Barbieri, Presidente di Menù di Medolla (MO) tra i leader italiani del Foodservice, abbiamo esaminato come un’azienda rivolta soprattutto alla ristorazione stia affrontando questo momento di criticità.

In tutta Italia, isole minori comprese, Menù conta oltre 30mila clienti, la maggior parte sono ristoranti classici, canale che ha perso quasi l’80%, pizzerie (-65%), mentre hanno retto il colpo macellerie e rosticcerie (-8%) che rappresentano il 12/15% della clientela.

Per agevolare la vostra tradizionale clientela avete posto in essere delle iniziative particolari?

“Sì, assolutamente non potevamo lasciare soli i nostri clienti, i tanti professionisti di tutta Italia che noi chiamiamo gli “artigiani del gusto” per la capacità e la passione con cui svolgono il loro mestiere, ma anche la nostra rete vendite che conta quasi 400 agenti e che rappresenta il nostro brand in tutta la PenisolaCome azienda alimentare abbiamo quindi sentito subito il dovere di rimanere al loro fianco, supportando i ristoratori con diverse iniziative e agevolazioni, facendo da eco al loro servizio tramite una campagna di comunicazione che abbiamo chiamato #ristoriAMOci a casa. Un’iniziativa di cui siamo molto orgogliosi, resa possibile grazie alle numerose piccole e medie imprese della ristorazione (ristoranti, pizzerie, macellerie, gastronomie) che riescono a garantire un servizio di food delivery in tutta la penisola, dai grandi centri urbani ai piccoli paesi di provincia, che stiamo promuovendo attraverso una campagna Facebook geolocalizzata in grado di raggiungere un elevato numero di consumatori finali.

Inoltre, per la nostra rete vendite abbiamo avviato dei corsi di formazione a distanza, ne teniamo due ogni giorno della durata di 2 ore ciascuno, per preparare i nostri agenti a gestire al meglio questa emergenza, ma anche il futuro che, inevitabilmente, porterà con sé cambiamenti significativi”.

Come vedete la ripresa? Cosa vi aspettate? Cosa pensate che l’emergenza Covid-19 ha cambiato nella vostra complessiva organizzazione del lavoro?

“Ci stiamo interrogando su dinamiche che erano in qualche modo già in atto, ma che sono state accelerate da questa crisi, mi riferisco ad esempio al delivery o al ‘drive and take’, modalità di consumo già consolidate nei grandi centri urbani, ma che stanno crescendo anche nelle province. Ancora, stanno nascendo altre realtà innovative, come le dark kitchen, cucine senza sala, adibite alla preparazione di cibi da consegnare poi a domicilio.

Tutte queste realtà rappresentano per noi un’opportunità, per questo, insieme ai nostri 8 resident chef e altrettanti consulenti, stiamo studiando nuove ricette e tecniche di preparazione che soddisfino appieno le esigenze del delivery, diverse da quelle della ristorazione tradizionale.

Anche la ristorazione nel settore alberghiero vedrà importanti cambiamenti, pensiamo ad esempio alle limitazioni che potrà subire il buffet, dalle colazioni alla cena, per garantire la distanza sociale. Anche in questo caso, stiamo studiando modifiche alle nostre ricette e confezioni studiate appositamente per il momento buffet.

Infine, stiamo lavorando per offrire ai nostri Clienti anche servizi complementari, quali dispositivi di sicurezza o igienizzanti perché la riapertura delle attività implicherà ancora più garanzie e sicurezze rispetto al passato.

Dal 1932 Menù si sente parte della famiglia di ciascuno chef in cucina; speriamo che le nostre iniziative possano dare un contributo concreto al presente e al futuro della ristorazione italiana. L’azienda è qui per sostenere tutti, soprattutto chi prova a resistere in questo momento di sconforto, perché Menù sa cosa vuol dire cadere e poi rinascere, come ci insegnò il terremoto del 2012″.