Secondo una ricerca di Mediobanca, diffusa da SCA Italy, il caffè rappresenta un rituale sociale a cui è difficile rinunciare: ogni giorno nel mondo vengono consumate 3,1 miliardi di tazze di caffè.
L’industria del caffè vale infatti globalmente circa 100 miliardi e rappresenta un mercato solido, cresciuto del 5% a valore e del 2% in termini di consumi.
L’Europa gioca a oggi la parte del leone, con una quota di circa il 40% del totale, ma è anche il mercato che sta crescendo meno a fronte di quelli, maggiormente dinamici, di Asia e Medio Oriente. Le prospettive per il futuro sono molto positive: per i prossimi 5 anni, infatti, la crescita è stimata nell’ordine del 7-8%.
L’Italia, leader nella trasformazione del caffè, si attesta al settimo posto come Paese consumatore e la quota export di caffè torrefatto dal Belpaese, inoltre, è aumentata del 12,9%.
Tuttavia, non mancano le nubi all’orizzonte: fra queste, oltre alle diversificazioni delle modalità di consumo, si pone la questione della sostenibilità.
Di queste tematiche fondamentali si è parlato sul palco della Vision Plaza di Sigep – il grande Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria, Panificazione e Caffè di Italian Exhibition Group – durante il talk “Il futuro del caffè: che cosa può cambiare da adesso” organizzato da Comunicaffè e che ha coinvolto Michele Cannone (Lavazza global brand director away from home presso Lavazza Group), Davide Cobelli (SCA Italy national coordinator), Alessandro Galtieri (campione di caffetteria, barista, giudice e trainer autorizzato Sca), Maurizio Giuli (executive for corporate strategy Simonelli Group e vice presidente Ucimac – Associazione costruttori italiani macchine per l’espresso), Alessandro Mazzocco (general manager Ofi Olam Food Ingredients), Sara Mason (head of sustainability engagement – coffee di Ofi) e Tommaso Nastasi (senior partner – Deloitte value creation service leader).
Durante il confronto è stato infatti sottolineato che il caffè è una delle coltivazioni più vulnerabili al cambiamento climatico ed è una delle sette materie prime chiamate in causa dal nuovo regolamento EUDR, che vieta l’importazione e l’esportazione nell’UE di prodotti che abbiano causato la deforestazione o il degrado delle foreste dopo il 2020.
Il futuro del settore passa anche dalla figura di un consumatore sempre più evoluto e responsabile, che sta modificando le proprie abitudini di consumo non soltanto privilegiando luoghi più legati alla socializzazione e all’esperienza che a occasioni funzionali, ma anche ricercando lo specialty coffee e premiando le imprese che investono maggiormente sulla sostenibilità ambientale ed economica, selezionando caffè verde di qualità superiore e consentendo la giusta retribuzione della filiera coinvolgendo in modo virtuoso coltivatori, esportatori e torrefattori.