ECOMONDO 2019.

Nella difficile fase economica che il paese sta attraversando, le utility possono dare un contributo significativo per il rilancio del sistema economico italiano. Dagli investimenti annuali delle società di servizi pubblici si producono ricadute per circa 22 miliardi di euro, equivalenti all’1,2% del Pil nazionale nel 2019 e al 7% circa degli investimenti fissi lordi, che potrebbero occupare fino a 130.000 addetti. Una spinta all’economia vicina al valore dell’intero decreto Cura Italia e pari al 40% del decreto Rilancio. I dati sono resi noti da Althesys, società specializzata nella consulenza strategica e nella ricerca nei settori ambiente, energia, utilities e infrastrutture.

L’analisi di Top Utility, think tank di Althesys, ha evidenziato che le 100 maggiori utility italiane hanno investito nell’ultimo anno 6,6 miliardi di euro, con una crescita di quasi il 19% sull’anno precedente. Questi investimenti sono un motore di sviluppo per il Paese date le loro peculiarità, tipicamente infrastrutturali, la presenza diffusa sul territorio e il carattere trasversale della domanda indotta rispetto ai vari settori produttivi.

Con un giro d’affari di oltre 114 miliardi di euro e più di 151.000 addetti, le 100 maggiori utility italiane sono da tempo un volano per la nostra economia. Il loro peso diventa ancora più rilevante in questa fase di grave recessione indotta dall’emergenza sanitaria. Un settore che, se da un lato è colpito meno di altri dalla crisi, dall’altro è chiamato a contribuire maggiormente al benessere collettivo. È, infatti, strategico per i cittadini per assicurare servizi essenziali, come energia, acqua e gestione dei rifiuti, in questa difficile emergenza sanitaria. Nei rifiuti, ad esempio, è messo particolarmente sotto pressione per fronteggiare l’emergenza. Un miliardo di euro è l’impatto del virus sul settore del waste management stimato da Waste Strategy di Althesys a causa delle ripercussioni sulle raccolte e sulle filiere del riciclo.