Qual è stato il contributo di Ecomondo in un 2019 segnato dal tema della gestione dei rifiuti?
Ecomondo si conferma momento di incontro e confronto tra imprese, istituzioni e comunità del mondo della Circular Economy. Il contesto europeo ed internazionale ha sollecitato ulteriormente le iniziative del mondo imprenditoriale, ma da tempo la nostra Associazione invita ad uscire dall’approccio pregiudiziale in favore di un maggior orientamento verso lo sviluppo industriale del settore. In questo, la partecipazione ai convegni dei rappresentanti di FISE Assoambiente ad Ecomondo ha trovato conferma di questa esigenza.
In qualità di membri del Comitato Scientifico, quanto hanno inciso gli incontri nella diffusione di una cultura votata alla Circular Economy?
Il successo evidenzia la capacità del Comitato Scientifico di intercettare e dare visibilità a tematiche di forte interesse per il settore, coinvolgendo anche interlocutori internazionali che hanno arricchito il dibattito portando le loro esperienze. Sono momenti importanti per la Circular Economy nazionale: le nostre imprese devono potersi confrontare con il mercato europeo in un contesto di fair playing.
L’Italia è costantemente dipinta come un Paese in costante emergenza. Ma qual è in realtà lo stato dell’arte nazionale?
L’Italia, con la propria industria del riciclo e con il suo grande potenziale impiantistico, è in realtà un’antesignana della Circular Economy. Le nostre eccellenze consolidate in diverse filiere del recupero di materia ci collocano ai primi posti delle classifiche europee; inoltre l’Italia registra il miglior tasso di circolarità nell’uso delle risorse rispetto all’UE. Ecomondo costituisce una vetrina per queste eccellenze e un prezioso momento di confronto per superare le emergenze.
Emergenze che storicamente hanno generato eccellenze, come nel caso del modello lombardo.
Esattamente, non bisogna dimenticare che è un modello che nasce proprio da un contesto emergenziale: nel 1995 a Milano si registrava uno dei primi casi di emergenza rifiuti e la regione, partendo da un approccio basato sul conferimento in discarica, è riuscita a dotarsi di impianti capaci di rispondere alle esigenze di riciclo, recupero energetico e smaltimento che oggi fanno da modello di riferimento in tutta Italia.
Cosa manca al Paese per rientrare nei parametri UE richiesti per il 2035 e dunque vincere la sfida europea della Circular Economy?
Occorre aumentare sensibilmente la raccolta differenziata e la capacità di riciclo, limitando il tasso di conferimento in discarica e innalzando la valorizzazione energetica dei rifiuti urbani. A ciò si aggiunge il mondo dei rifiuti industriali, dove troviamo le imprese già pronte con un investimento di 10 miliardi di euro sugli impianti di riciclo, recupero e smaltimento. Serve tuttavia una strategia nazionale e un quadro normativo certo e stabile, oltre ad un dialogo continuo con gli operatori del settore.
Chicco Testa
Presidente FISE Assoambiente dal luglio del 2018, ricopre le cariche di Presidente di Sorgenia S.p.A., Presidente di E.VA. Energie Valsabbia S.p.A. e Presidente di Proger S.p.A.
Dal 1987 al 1994 è stato parlamentare alla Camera dei Deputati (Commissione Ambiente e Territorio), dopo essere stato per sette anni Segretario Nazionale e poi Presidente di Legambiente.
E’ giornalista e pubblica su diversi quotidiani e riviste come Corriere della Sera, Il Foglio, Il Riformista ed è stato docente universitario presso l’Università di Roma (Luiss) , Macerata e Napoli.