C’è stato Roy Paci che ha interpretato con la sensualità ‘esotica’ del funky, ‘Appassiuneda’, un classico del repertorio di Raoul Casadei, un inno alle ‘estati nelle aie’, che hanno fatto della musica romagnola per eccellenza, il liscio, la prima esperienza italiana di quella che oggi viene definita ‘world music’, un suono che ha in sé infinite citazioni che arrivano da ogni angolo del pianeta e si ricompongono in un linguaggio accattivante, piacevole, ma di grande rigore compositivo. Lo scorso anno, sul palco del Balamondo Festival, a Rimini, l’Orchestra di Mirko Casadei era stata raggiunta da Marc Ribot, il virtuoso americano della chitarra, celebre per aver impreziosito, con i suoi assoli, lavori di artisti come Laurie Anderson e Vinicio Capossela. Uno degli esponenti più originali della scena della sperimentazione che aveva dialogato con le fisarmoniche della tradizione. “Dal vivo”, ha detto il musicista, “abbiamo instaurato una relazione inaspettata, dove le nostre identità si sono fuse all’insegna del liscio. La fisarmonica è uno strumento straordinario, permette di esplorare, partendo dal repertorio popolare, mondi sconosciuti”. Poi era stata la volta di Richard Galliano, il Maestro francese del bandoneon, che è stato stretto collaboratore di Astor Piazzolla, ha contribuito al rinnovamento, alla divulgazione ‘globale’ del tango, ed è considerato uno dei più importanti interpreti di Bach. Anche lui, sul palco di Rimini, ha trovato la via della conversazione creativa con le arie che hanno fatto della campagna romagnola, un luogo dove le polke e le mazurke incontravano il folk. Sino a oggi.
“Questo”, dice Mirko Casadei, “è un anno speciale per il liscio, è quello della conferma del suo valore culturale, oltre che della sua capacità di essere musica della socialità”.
A pochi mesi dalla scomparsa di Raoul, infatti, arriva un prestigioso riconoscimento da parte del Ministero della Cultura, che, ed è la prima volta, sostiene, sottolineandone quindi il rilievo, una lunga estate del liscio, che culminerà, dall’1 al 4 settembre, nella nuova edizione, a Rimini come sempre, di Balamondo, il festival che proprio Raoul aveva ideato e dal quale sono passati, con i loro omaggi alla tradizione, Ribot, Galliano, Roy Paci, i Gotan Projec e tanti altri. Quest’anno, tra gli ospiti, arriveranno in Romagna Les Negresses Vertes, il gruppo francese che, sin dagli anni 80, rappresenta l’essenza di una musica al tempo stesso strettamente legata alle realtà locali, ma anche in sintonia con un sentire planetario.
“Si tratta”, dice Mirko Casadei, “di artisti molto diversi tra loro, sia per linguaggio sonoro che per provenienza geografica. Ma tutti hanno in comune una sorta di ambiente sentimentale, una sensazione che li lega irrimediabilmente ai ricordi del passato, della formazione, dei giorni che hanno determinato la maniera nella quale hanno assimilato la musica. Per poi restituirla al grande pubblico. È la realtà delle bande di paese, dove molti di questi grandi virtuosi hanno imparato a suonare. Paolo Fresu, che è spesso parte della nostra orchestra, ha affermato di aver appreso le basi del sua maniera di suonare la tromba, eseguendo le mazurke e il repertorio di Raoul alle feste di piazza”.
Prima di Balamondo, il 15 agosto, il giorno del compleanno di Rauol, che veniva festeggiato nella casa di famiglia, sul viale che unisce Cesenatico e Gatteo, ci sarà una grande festa “Come lui ha sempre fatto”, dice Mirko, “aperta a tutti, con tantissime orchestre che interpreteranno le sue canzoni, in un viale sormontato dalle luminarie con il testo di ‘Romagna Capitale’. E, fatto davvero eccezionale, con il sostegno del MIBACT”.