In occasione dei suoi 60 anni di carriera, Gullotta racconta ad Andrea Ciaffaroni il proprio intenso percorso di vita e professionale, regalando la storia di un grande attore e allo stesso tempo, un prezioso pezzo di storia dello spettacolo italiano.
La testimonianza di Leo comincia dagli esordi nel teatro al fianco di Turi Ferro, Salvo Randone e Ave Ninchi, per poi spostarsi a Roma, dove debutta nel cabaret e muove i primi passi come doppiatore e nel mondo del cinema. Tanti i nomi che incontra lungo il suo cammino: Nanni Loy, Nino Manfredi, Giuseppe Tornatore, senza dimenticare la felice esperienza del Bagaglino.
Quelle che leggerete sono pagine che parlano di una vita sul palcoscenico e sullo schermo, grande o piccolo che sia, ma parlano anche dell’uomo dietro l’attore: una persona guidata sempre dalla curiosità, cosa che ha contribuito a fare di Leo Gullotta uno degli ultimi veri attori del nostro mondo dello spettacolo.
Ne abbiamo approfittato anche per fargli qualche domanda.
Restando in tema di scrittura non posso non chiederle: chi sono i suoi scrittori preferiti?
“Federico De Roberto (di cui ho interpretato in teatro I Viceré con la regia di Franco Enriquez nel 1969, un grande successo, arrivando anche in Sudamerica. Era l’anno dell’uomo sulla luna, e per me quello fu il primo viaggio di lunga tratta in aereo. Un’emozione unica). Inoltre mi piacciono Paulo Coelho, Georges Simenon e molti altri”.
La sua carriera è ricca di interpretazioni di tutti i generi; per impreziosirla ulteriormente cosa vorrebbe aggiungere? Recitare in teatro qualcosa che non ha ancora fatto ma che è nel suo cuore o essere diretto in un film da un regista che lei ammira molto?
“Non c’è una piece o un film ben definito; essendo curioso di natura, sono attratto dai progetti, se qualcuno mi propone qualcosa che mi piace, mi attira, forse si può fare”.
Il tratto principale del suo carattere?
“Oltre la curiosità, sono disponibile, generoso e so ascoltare”.
Il suo passatempo preferito?
“Camminare, guardare, osservare: se trovo qualcosa o qualcuno che mi colpisce, allora lo fotografo”.
Ama anche collezionare papere. Il pezzo più caro, regalo di Gabriella Ferri, è un cavallino di legno che dondola un paperotto. Odia gli spigoli. Persino il televisore l’ha scelto curiosamente tondo. Appassionato da sempre di disegno, Gullotta ha realizzato il bozzetto di un campo di girasoli, che vivacizza le ante di un armadio a muro, e dei visi di bimbi, che spuntano dall’affresco sul soffitto del tinello detto “stanza della nonna”. Ha un sito molto curato e ricco: www.leogullotta.it
Qui uno stralcio dal libro:
“Non ho mai detto quanto sia stata dura la vita, mi ricordo di positività anche quando non avevo dei denari, a Roma, nella pensioncina, e mangiavo latte e biscotti”. (Leo Gullotta, 2021)
Leo arrivò alla fine a Roma, un provinciale pieno di sogni e di speranze, con tutta la grinta per imporsi come attore. Sulla carta questo venticinquenne aveva tutte le doti per sfondare, ma il suo curriculum, seppure interessante, non lo era abbastanza per i pigri impresari della Capitale che lo accolsero incuriositi ma incapaci di trovargli una precisa collocazione o iniziali particine che gli consentissero di campare dignitosamente.
“Dopo essere andato via dalla casa di Ave (Ninchi), trovo una pensioncina in via Panisperna gestita da una signora tedesca di nome Fellner. Inizialmente chiesi la stanza più economica, e mi diede la più umida. Col tempo mi accorsi che accanto c’erano le vasche dell’acqua, e infatti una notte mi sono ritrovato immerso nell’acqua! Ecco perché oggi mi porto questi doloretti [ride]”.
AC: “Ma come mai ci sei rimasto dieci anni?”LG: “Perché ero dedito comunque al lavoro, me lo inventavo anche quando non c’era! La mattina andavo a caccia di colloqui con i funzionari della RAI, perché io ero convinto che dieci anni di Stabile mi avessero fatto conoscere, così andavo lì e dicevo semplicemente «sono Leo Gullotta», e quando il portiere telefonava al funzionario dicendo «c’è Leo Gullotta qui», loro per non fare brutta figura di non ricordare chi fossi, mi facevano salire, poi, però, mi dicevano che in quel momento non avevano nulla da offrirmi e mi dicevano di tornare dopo quattro mesi; io che avevo una agenda in cui mi segnavo tutto, alla scadenza tornavo puntuale per chiedere nuovamente lavoro! Era un’ossessione, credo ”.
GLI AUTORI:
Leo Gullotta, catanese, classe 1946, è uno dei più grandi interpreti dello spettacolo italiano, con oltre 60 anni di carriera. Ha vinto, tra gli altri, tre David di Donatello, due Nastri d’Argento, un Globo d’Oro, un Ciak d’Oro, due Premi Flaiano e un Efebo d’oro.
Andrea Ciaffaroni, romano, classe 1982, ha scritto le biografie di Peter Sellers (2018), Cochi e Renato, la biografia intelligente (2019, in coppia con Sandro Paté) e Alla ricerca di Nino Manfredi (2021), tutte edite da Sagoma.
Collana Di Profilo, cm 15×20, pp. 256, € 20,00)
Vedi anche: https://www.libridivertenti.it/store/Leo-Gullotta-la-serieta-del-comico-p509902497