“Girando l’Italia in questi giorni, tra scuole e lavoro, ho capito che la normalità è un regalo bellissimo e prima della pandemia la davamo per scontata”, Beppe Severgnini, Vicedirettore del Corriere della Sera, è alla fiera TTG ospite al convegno “Ritrovare fiducia. Intelligenza Artificiale ed esperienza umana per dominare il cambiamento”, moderato dalla giornalista Anna Chiara Spigarolo, con gli interventi di Federico Quarato ceo e co-fondatore di Premoneo e Giovanni Lovat Associate Partner di Simon-Kucher & Partners. “Anche una manifestazione partecipata, come il TTG, fa parte di una ritrovata normalità”, ha sottolineato Severgnini, che abbiamo raggiunto a margine dell’incontro per una breve intervista, “le fiere riuscite, come questa, sono infatti forme di intelligenza collettiva, in cui la somma finale è maggiore della somma degli addendi che la compongono”.
Com’è cambiato il turismo in questi due anni?
“L’Italia è un Paese convalescente e, come tutti i convalescenti, si sta godendo le cose che prima dava per scontate, comprese una vacanza normale, un locale bello con la tovaglia giusta, le sedie per sedersi fuori, la tecnologia che aiuta… Molte delle cose che vedo qui in fiera a Rimini oggi mi fanno capire che apprezziamo cose che prima davamo per scontate. Non ne abbiamo avuti molti di regali dalla pandemia, era meglio se non ci fosse stata, intendiamoci, però questo secondo me si può definire un regalo derivato da questo periodo. Anche la gioia che c’è nel discutere e nel parlare, era da un po’ che non vivevo una situazione del genere e si percepisce molto bene”.
Parlando della manifestazione, cosa l’ha colpita di più?
“Che la gente è curiosa, vedo una specie di gioia in qualche tratto, quasi adolescenziale, e questo è un ottimo segno, perché dobbiamo ripartire”.
Qual è il suo rapporto con Rimini?
“È un rapporto innanzitutto letterario, non soltanto per Tondelli, ma a Rimini in realtà non sono mai venuto in vacanza, sono sempre venuto per i libri, per trovare amici, come viaggiatore… Però sono sempre venuto qui a vedere l’Italia, perché questo è uno di quei cinque o sei posti che devi vedere se vuoi capire come si muove il Paese. E mi piace per questo, è come per un esploratore andare in Amazzonia, ci sono tantissime cose da guardare…”
Qualche esempio?
“Come la gente mangia, come si muove, si diverte, come si illude, come si delude, come innalza gli idoli e poi li butta giù. Le diverse nazionalità di stranieri che vengono, prima erano i tedeschi, poi quelli dell’est, insomma, è un termometro formidabile. Poi dovreste fare dei corsi online su come si fa accoglienza, sul gusto di farlo, che va al di là delle cose che metti in tavola o come arredi un ristorante, è anche una questione di atteggiamento”.
Lei ha fiducia nel futuro?
“Assolutamente sì, per due motivi: il primo è l’esempio di mio padre che è guarito dalla febbre spagnola all’inizio del secolo scorso, quando tutti lo davano per spacciato. E poi ci sono i giovani, che io, almeno vorrei non ostacolare!”