S’intitola “L’America per noi. Le relazioni tra Italia e Stati Uniti da Sigonella a oggi” il nuovo libro di Mario De Pizzo. Giornalista del TG1, De Pizzo è il volto ormai notissimo che segue le attività politico – parlamentari per la testata ammiraglia del servizio pubblico e quasi ogni giorno “entra nelle nostre case”. Mario De Pizzo è spesso anche a Rimini, in fiera, come inviato per il Meeting per l’amicizia fra i popoli. L’abbiamo raggiunto su Zoom per una breve intervista.
De Pizzo, dal suo osservatorio uno sguardo al settore fieristico italiano: secondo lei ci sono le basi per una ripartenza in tempi brevi?
Vedo molta voglia di ripartire in un settore assolutamente strategico per il Made in Italy. Proprio sull’export del Made in Italy c’è un forte investimento da parte di questo governo nel Recovery Plan, e credo che, sebbene sia stato uno dei settori ad aver risentito maggiormente della pandemia, quello fieristico potrà avere uno dei rimbalzi più forti, anche perché c’è voglia di ritrovarsi, di tornare in giro per il mondo a portare i prodotti italiani, che hanno nell’artigianalità la loro unicità. L’Italia dovrà difendere molto il proprio know how e soprattutto la propria identità di Paese manifatturiero. Anche perché la sfida tecnologica ci chiama ad un salto di qualità da questo punto di vista e il mondo fieristico gioca un ruolo importantissimo.
Veniamo al suo libro appena uscito: come sono cambiati negli ultimi anni e, negli ultimi mesi in particolare, i rapporti tra Usa e Italia?
Il presidente Biden ha subito definito vitali, appena insediato, i rapporti tra Italia e Stati Uniti, anche perché quest’anno ricorrono i 160 anni dei rapporti bilaterali tra i due Paesi.
Perché sono così vitali, anche oggi?
Sono vitali perché gli USA vogliono recuperare il gap tecnologico con la Cina, che è il vero teatro della sfida tra Washington e Pechino. E per farlo hanno bisogno di alleati credibili, affidabili e che possano condividere con loro questa sfida. Quindi bisogna ricostruire innanzitutto l’Occidente: gli Stati Uniti hanno chiesto espressamente all’Unione Europea di stare dalla loro parte nella battaglia alla Cina, che non ha solo a tema le tecnologie ma anche una condivisione di agenda su altre tematiche come lo spazio o la lotta ai cambiamenti climatici. In questo John Kerry ha un ruolo strategico, poiché ha relazioni molto forti con il nostro Paese. Proprio in questi giorni arriverà in Italia e sarà un momento importante.
La leadership di Draghi quanto pesa a livello internazionale?
Draghi è un leader europeo, non è solo un leader nazionale, è un leader che declina come un unico interesse quello nazionale e quello europeo e soprattutto ha lo standing per trattare gli argomenti chiave con un’autorità riconosciuta in maniera molto chiara in tutta Europa.
Un’ultima domanda: lei è legato a Rimini, cosa ama di più della nostra città?
I sardoncini di Todro! (Ride). Sicuramente l’accoglienza riminese, i giardini del Grand Hotel, Fellini, il centro storico di Rimini e quella bellissima e rinoscibilissima atmosfera di festa che si vive ogni volta che si viene nella vostra città.