Il presidente di ACIMAC Paolo Lamberti

L’edizione 2022 di Tecna, la prima dopo la pausa imposta dalla pandemia, è andata bene con oltre 320 brand espositori e il 45% dei visitatori provenienti da oltre 100 paesi, in particolare America Latina, Medio Oriente, Africa e Sud Est Asiatico. Un’edizione positiva anche perché ha aperto prospettive molto interessanti che consentono di avviare alcuni importanti processi produttivi che ci accompagneranno nei prossimi anni e che ci permetteranno di affrontare le nuove sfide che richiedono un nuovo modo di produrre improntato alla riduzione dei costi e all’efficientamento energetico”.

Con Paolo Lamberti, Presidente dell’ACIMAC l’Associazione dei Costruttori di macchine e impianti per l’industria ceramica, abbiamo fatto il punto sulla manifestazione appena conclusasi alla Fiera di Rimini e, più in generale, sullo stato di un comparto che nel 2021 ha fatturato 2 miliardi e 50 milioni di euro con un incremento del 39% sul 2020 e che nei primi sei mesi di quest’anno segna un’ulteriore crescita del 26% sull’analogo periodo del 2021.

Sempre nel primo semestre di quest’anno c’è stato un +42% del mercato nazionale e un + 23% dell’export”, spiega Lamberti. “E’ poi importante notare come le nostre imprese continuino ad investire. Del resto il comparto ceramico ha fatto sempre da apripista alle nuove tecnologie anticipando altri comparti affini che le hanno adattate e rese proprie”.

Tornando a Tecna quali sono i punti di forza e le aspettative per i produttori di macchine, anche tenendo conto del rebranding del marchio della manifestazione che evidenzia la costante evoluzione di questa manifestazione?

Il principale punto di forza è che Tecna è la fiera di riferimento del settore e questo è un fatto consolidato e indiscutibile. Il rebranding parte proprio dal principio di avere una manifestazione che risponda costantemente alle esigenze delle imprese e, quindi, di avere una fiera sulle tecnologie non solo della ceramica, ma anche dei settori affini, come per esempio il vetro, e che sia attenta agli aspetti della logistica che stanno assumendo un ruolo crescente. Inoltre, l’internazionalizzazione è stata garantita da un programma speciale riservato a 130 top buyer altamente profilati che, grazie al supporto di ITA, Italian Trade Agency, hanno effettuato oltre 1060 incontri con le aziende espositrici.

Infine è importante il rapporto diretto e concreto con IEG e il suo top management che ci ha permesso di collaborare attivamente anche per gestire le fasi di maggiore incertezza del recente passato. Per la nostra associazione è importante avere dei partner tanto coinvolti, in grado di agevolarci quando serve”.

La ceramica italiana ha sempre tratto la sua forza nel mondo, oltre che dall’eccellenza delle sue produzioni, anche per essere parte di un distretto molto avanzato di imprese e servizi. Questo vale anche oggi?

“Certamente, perché si tratta di un sistema integrato che mette insieme produttori di ceramica, produttori di materiali e produttori di macchine e servizi. Come ACIMAC, per esempio, associamo anche le aziende del design per la ceramica che è importante per la vestizione del prodotto e per fornire una risposta sempre al passo dell’evoluzione della domanda di prodotti in ceramica. Inoltre la logica del distretto permette di fornire un’efficace risposta in termini di velocità e di evoluzione tecnica alla domanda del mercato che è in costante aggiornamento”.

Come si posizione l’industria italiana nell’attuale fase, certamente complessa, rispetto ai principali competitor? Qual è l’evoluzione che vi attendete nel medio periodo?

“Ci troviamo di fronte a una serie di cambiamenti, anche repentini e inattesi come il forte incremento dei costi energetici che si aggiunge a quello delle materie prime e dei costi della logistica che dobbiamo governare. Come ACIMAC mi sentirei di esemplificare dicendo che abbiamo due differenti situazioni: una legata all’Italia e all’Europa e l’altra al resto del mondo. In Italia ed Europa si avverte maggiormente la crisi, se l’Italia ha problemi non è che in Spagna non ce ne siano per esempio, soprattutto per i forti rincari dell’energia. Nel resto del mondo invece le cose continuano ad andare. Per esempio abbiamo paesi che crescono a livelli molto elevati come India, America Latina, ma anche Africa e Medio oriente. Per cui alle aziende associate di maggiori dimensioni e che dispongono di una struttura anche a base locale e che quindi presidiano questi mercati direttamente le cose vanno meglio.

Per quello che riguarda i nostri clienti Italiani ed Europei produttori di Ceramica la situazione non è certo facile, chi è specializzato infatti in prodotti di fascia medio bassa risente più di altri dell’incredibile aumento del gas e delle materie prime riportando problemi di costi che superano i ricavi, questa situazione ha portato nel nostro comprensorio già diversi casi di cessazioni temporanee di attività con il ricorso alla cassa integrazione. Per quanto riguarda l’evoluzione futura pensiamo che nel breve periodo, a 3, 4 mesi avremo ancora un peggioramento. Ma poi riteniamo che ci sarà una ripresa purché a fronte di un’effettiva capacità di trasformazione e riposizionamento sul mercato della Ceramica”.