A colloquio con il Presidente di Aefi, Giovanni Laezza, che in occasione del consiglio direttivo e assemblea di Aefi, abbiamo incontrato presso il quartiere fieristico IEG di Vicenza e con sommo piacere lo abbiamo intervistato.

Cosa ne pensa del mercato fieristico ?    

Il mercato fieristico Italiano vive oggi uno stato di salute abbastanza positivo: vero è che le grandi e piccole imprese stanno affrontando un momento difficile, per cui la costante è cercare di tenere salde ognuno le proprie posizioni, dal momento che, a parte qualche eccezione, è raro riscontrare dati di crescita. Anni fa nascevano tante fiere sugli stessi argomenti, edilizia, automotive, ecc., la maggior parte delle quali oggi sono chiuse specialmente in ambito locale, mentre alcune di queste sono diventate leader di mercato acquisendo il ruolo di piattaforma business, prerogativa necessaria per il futuro. La carta vincente è portare i grandi compratori europei e mondiali in queste piattaforme di business, e, su questo, entriamo in una competizione a livello internazionale, le 4 o 5 grandi fiere italiane si misurano con gli omologhi tedeschi francesi e anche cinesi. Oltretutto In Italia costa più fatica fare fiere rispetto che in altri paesi. 

Perché è più difficile fare fiere in Italia?

La politica di incentivazione statale è recente, il tema del made in  Italy è passato dal ministero dello sviluppo economico al ministero degli affari esteri.. abbiamo fatto degli incontri a tal proposito, ma il problema è che non veniamo chiamati ad esprimere la nostra opinione quando si decide la politica industriale del paese, è questo alla base di tutto. La politica industriale viene fatta di incentivi, non di strategia, laddove invece bisognerebbe farla di strategia, la strategia significa anche sollevare gli organizzatori dall’onere di mantenere, costruire, gestire i quartieri fieristici, dovremmo ricevere un aiuto in questo senso, ma lo si può ottenere solo quando a livello strategico qualcuno ti chiama come attore della politica industriale a discuterne al tavolo. Un altro problema è l’identità giuridica dei soggetti fieristici, quasi sempre siamo delle partecipate pubbliche (società dove il pubblico è socio magari di minoranza, come nella maggioranza dei casi) e il fatto di avere il pubblico nei nostri capitali sociali ci equipara agli enti pubblici. L’ultimissimo pronunciamento dell’Anac è stato che svolgiamo attività di interesse pubblico, un abbaglio colossale. Una sentenza europea da oltre 20 anni ha decretato invece che svolgiamo attività commerciale in regime di libero mercato. Tuttavia, purtroppo noi viviamo questa fragilità. Se è vero dunque che in Italia è più difficile fare fiere, possiamo dire che siamo anche più bravi a farle. Se avessimo un alleato forte nell’istituzione, certamente i dati fieristici in Italia sarebbero migliori di quello che sono adesso.

Le fiere si stanno internazionalizzando ?

In realtà stiamo andando verso la giusta direzione a pelle di leopardo, alcune delle società fieristiche hanno intrapreso coraggiosamente la strada dei mercati esteri da anni, ci sono società che in proporzione fanno fatturati più ampi di quelli che fanno in Italia. Se si esporta una piattaforma fieristica all’estero si possono creare due effetti, l’autonomia economica da quella italiana e il conseguente rafforzamento della casa madre italiana.

Che opinione ha dei social, hanno contribuito in modo positivo o negativo?

Io penso che abbiamo perso una bella fetta di clienti potenziali con questa nuova modalità di acquisto. Se si possiede però una fiera importante e leader di settore, e parlo però per esperienza diretta, gli attori del mondo social possono diventare tuoi clienti perché qui incontrano i loro potenziali clienti. Quindici anni fa si diceva che la globalizzazione avrebbe fatto chiudere le fiere, allora però non si era tenuto conto che sarebbero nate tante nuove professioni che sarebbero diventate i nuovi utenti potenziali delle fiere.

Come si è avvicinato a questa professione?

Per puro caso. Io vengo dal mondo del marketing turistico territoriale, dopo una lunga esperienza nel Trentino marketing, ho saputo che cercavano un Direttore a Riva del Garda, conoscevo la società come realtà seria e solida, ho fatto il processo di selezione e da 15 anni dirigo questa società. Dopo un anno sono stato nominato Vice Presidente AEFI, e dopo 13 anni di gavetta, da un anno con mia grande soddisfazione sono stato nominato Presidente dell’Associazione.


Giovanni Laezza dal 13 dicembre 2018 è presidente Aefi (Associazione esposizioni e fiere italiane). Resterà in carica per il prossimo quadriennio. L’Associazione rappresenta 35 quartieri fieristici, che ogni anno organizzano circa 1.000 manifestazioni su una superficie espositiva totale di 4,2 milioni di metri quadrati, contribuendo a generare un flusso di milioni di operatori da tutto il mondo e attirando la partecipazione di 200 mila imprese.