Per otto anni ha diretto l’ufficio delle Nazioni Unite dedicato agli affari dello spazio extra-atmosferico, oggi dirige lo Space Economy Evolution Lab di Sda Bocconi School of Management. Se c’è una persona che può parlarci di turismo spaziale e space economy, ma anche di trascendenza è proprio l’astrofisica romana.
Che cosa s’intende per turismo spaziale?
“Andare nello spazio per ragioni diverse dal lavoro, così come si viaggia in un luogo sulla Terra per il gusto di visitare ed imparare cose nuove sulla geografia, la geologia, l’architettura, e la cultura del luogo che si visita. C’è poi una componente legata al cosiddetto «overview effect», che si può tradurre con effetto panoramica, che è tipico degli astronauti professionisti. Si tratta di una modifica della propria consapevolezza della Terra, che appare fragile, piccola rispetto allo spazio profondo, senza confini, e induce un senso di trascendenza. Carl Sagan esprimeva questo concetto con l’espressione «pale blue dot», il piccolo pallino blu pallido, cioè come appare la Terra vista dallo spazio. Non dovrebbe meravigliare che ci siano già così tanti esseri umani che vogliono avere questa prospettiva, e magari, viaggiando nello spazio, riportare una idea di pace e collettività, visto che siamo tutti sulla stessa astronave che viaggia nello spazio: il nostro pianeta.”
Qual è il vantaggio competitivo per il sistema industriale italiano e la ricerca applicata? I viaggi spaziali riguardano solo la tecnologia o ci sono altri settori della manifattura italiana che ne trarrebbero vantaggio (filiera dell’arredo, per esempio)?
Simonetta Di Pippo: “Oggi la space economy è valutata 447 miliardi di dollari”
“Oggi la space economy è valutata 447 miliardi di dollari, con un aumento nell’ultimo decennio registrato del 55% e una stima al 2040-2050 di qualche trilione. La space economy viene definita come l’insieme delle attività e dell’uso delle risorse spaziali che creano valore e benefici per l’umanità nel corso dell’esplorazione, comprensione, gestione e utilizzo dello spazio. È quindi l’insieme dell’industria spaziale e dell’indotto in numerosi settori che utilizzano le infrastrutture spaziali per derivarne servizi e applicazioni che migliorino la qualità della vita e dei servizi sulla Terra. Quindi la space economy riguarda in linea di principio tutti i settori delle economie del futuro. Basti pensare all’importanza dei satelliti oggi. I vantaggi per il sistema industriale italiano potrebbero essere ingenti. L’Italia ha una competenza, direi una eccellenza storica, si tratta di fare i passi strategici giusti e il momento di agire è adesso.”
L’accessibilità ai viaggi spaziali turistici, sino ad oggi confermata dal ristretto numero di passeggeri con le disponibilità finanziarie per salire a bordo di Space X o Blue Origin, è un tema etico o solo ludico?
“Né l’uno né l’altro. Al momento esiste la possibilità offerta da Blue Origin e Virgin Galactic, di effettuare dei voli suborbitali, che consentono di andare nello spazio per qualche minuto, e poi rientrare nello stesso luogo dal quale il veicolo spaziale è stato lanciato, e con SpaceX, si può andare e tornare dalla Stazione Spaziale Internazionale a bordo della capsula Dragon. Con l’andar del tempo, si ridurrà il costo a seguito del miglioramento e perfezionamento della tecnologia, e non si tratterà più solo di voli suborbitali, o di brevi periodi in orbita a circa 400 km sopra le nostre teste, ma quanto piuttosto di vivere e lavorare permanentemente su stazioni spaziali o su base Luna, o Marte. E usando gli stessi mezzi per viaggiare nello spazio, come ad esempio Starship di Elon Musk, potremo vivere a Londra, andare per una riunione di lavoro a NY, arrivando 4 ore e mezza prima di quando siamo partiti visto che Starship impiegherà circa 30 minuti, e rientrare per cena comodamente a casa. Certo, implica andare nello spazio per una parte del volo, ma direi che ne vale la pena da molti punti di vista. E se guardiamo a come si è evoluta l’aviazione, da quando nessuno ci credeva ad oggi: circa 90 milioni di posti di lavoro indotto compreso, 3.5 trilioni in termini di impatto economico. I viaggi spaziali, che tra breve non saranno più solo turistici, ma molto di più, sono uno dei business del futuro.
Perché dovremmo viaggiare sino allo spazio esterno?
“Perché non possiamo non farlo. Perché nello spazio possiamo fare cose che non potremmo sulla Terra, perché potremmo estrarre risorse dalla Luna o dagli asteroidi per sviluppare l’industria sulla Terra, perché potremmo aiutare la ricerca medica e provare a curare malattie a oggi incurabili o quasi. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite fissa 17 obiettivi sostenibili da raggiungere entro il 2030. Più della metà possono essere raggiunti solo se si usa la ricerca e la tecnologia spaziale. Delle 54 variabili climatiche essenziali per monitorare il cambiamento climatico e cercare di gestire i rischi associati per gli esseri umani, più della metà sono monitorabili in modo preciso e ripetuto solo dallo spazio. E poi, alla fine, perché non dovremmo diventare una specie multiplanetaria? Abbiamo bisogno di ispirare le nuove generazioni, e forse solo uno sforzo collettivo globale su temi così sfidanti può fornire quella ragione di vita che serve, soprattutto dopo una pandemia, un riscaldamento globale sempre più evidente, una instabilità geopolitica che di tanto in tanto mostra i suoi lati peggiori. Tutti settori dove lo spazio può fare moltissimo per aiutare. Quindi, la domanda è: perché no?”
Quest’intervista è stata realizzata nel corso dell’ultima edizione di TTG Travel Experience