Pierfrancesco Pacoda

Piefrancesco Pacoda (nella foto) non suona strumenti musicali e ai microfoni di Ieg expo magazine si dichiara stonato. Di rara ironia e finissima intelligenza, Pacoda è uno dei più noti giornalisti e scrittori di culture e stili di vita giovanili, in particolare quelli legati ai linguaggi musicali. Ha studiato l’hip hop italiano al quale ha dedicato i libri “Potere alla Parola” e “Hip hop italiano” così come la scena delle piste da ballo planetarie che ha raccontato in “Sulle rotte del rae” e “Riviera Club Culture”. Pacoda è intervenuto a Rimini alla giornata inaugurale di MIR Tech (27-29 marzo), unica manifestazione italiana dedicata alle tecnologie e ai servizi per la musica, per rendere tributo al grandissimo dj Claudio Coccoluto, ad un anno dalla sua scomparsa, e per presenziare agli Stati Generali dell’Industria Musicale per parlarci di nuovi linguaggi e tendenze.

Tornare in presenza in fiera è stata un’emozione grandissima. La riapertura della manifestazione, la presenza di espositori e del pubblico appassionato sono segnali bellissimi per il settore

Com’è stato per lei tornare in presenza in fiera?

Sono un veterano. Frequento la fiera da molti anni, dai tempi di Sib, NightWave, ed oggi Mir, e al di là della mia grande amicizia e vicinanza, onestamente penso che IEG abbia colto perfettamente l’importanza di un tema come quello della promozione della vita notturna nel mondo delle discoteche.

Verso quale direzione sta andando l’industria musicale?

È stato detto al Mir, è in atto uno svecchiamento mai visto nell’industria musicale e questo è un fatto positivo: le classifiche italiane sono state dominate da una generazione di ventenni, tutti produttori indipendenti. La direzione è sempre più quella delle piccole realtà. Mi viene in mente Venerus che è un’artista che io amo molto, giovani con una visione culturale non indifferente. Mi auguro che la musica abbia sempre più riscontro all’estero, anche dopo i Maneskin, perché siamo pieni di talenti e spesso non ce ne rendiamo conto.

Da dove nasce la sua attenzione per la musica?

In realtà nasce semplicemente dalla passione. Ho studiato giurisprudenza, che nulla ha a che vedere con il settore di cui mi occupo, non suono strumenti musicali, non riconosco le note e sono pure stonato, però mi occupo di musica da tanti anni. Il mio interesse per la musica non è mai stato da un punto di vista estetico, ma da un punto di vista sociale.

“Credo che l’aspetto più affascinante della musica sia quando diventa racconto: non credo che la musica abbia cambiato il mondo, ma spesso ha anticipato le trasformazioni sociali e le ha sempre raccontate”

Cosa la affascina della musica?

Insegno al Master di Giornalismo di Bologna, storia della critica musicale. Ai ragazzi giovanissimi che vogliono avvicinarsi a questo mestiere, la prima domanda che invito a farsi è quanto un brano abbia influenzato la loro vita e ciò che è intorno a noi. All’interno di una visione come questa, il mondo dell’elettronica, dei club, delle discoteche è stato per me un terreno straordinario, perché club e discoteche sono luoghi di socialità per eccellenza, per alcune persone una seconda famiglia.

“È un aspetto straordinariamente affascinante il fatto che i ragazzi si ritrovassero in un luogo e che vivessero la settimana in attesa del week-end per tornare in quel luogo. Uno spazio familiare ancor più della propria casa, dove condividere sensazioni.”

E ci auguriamo che si ritorni a quella idea, al piacere dello stare insieme.

Progetti?

Io sono pigro quanto frenetico. Ahimè, mi stanco spesso delle cose per cui ne devo cominciare parecchie. Tuttavia, da due anni con l’università di Bologna ho ideato e curato insieme alla professoressa Anna Scalfaro un Master in Produzione e Promozione della Musica che è l’unico Master sul tema di un’università pubblica, con l’aspirazione a formare. Questa è una cosa a cui tengo molto. Vogliamo formare i ragazzi perché abbiano un ruolo manageriale, di visione all’interno di strutture che lavorano nella musica a 360 gradi. Siamo partiti in piena pandemia con 20 posti e abbiamo ricevuto 40 domande. L’università ci aveva permesso di avere il 20% dei posti in più e nel corso del master due ragazzi sono stati assunti ancor prima che finisse. 

Altre passioni?

Sono un lettore onnivoro. Leggo tutto, sono mostruosamente maniacale. Adesso sto leggendo libri sulle culture underground italiane anni 60’ e 70’ che mi appassionano tantissimo.