Secondo l’osservatorio Federorafi Confindustria Moda le esportazioni di oreficeria-argenteria-gioielleria nell’anno appena trascorso, dopo il rallentamento del 2018 (-2,4%), sono tornate a crescere in modo vivace, del +7,8% nel periodo da gennaio a settembre 2019, per un totale di oltre 5 miliardi di euro.
Nel 2019 il valore dell’oro ha visto un forte incremento e questo, che pure non si traduce direttamente in valore per le aziende e tende a complicare la lettura dei dati del terzo trimestre 2019, non impedisce però di delineare una situazione che si presenta rassicurante e positiva, oltre che per il risultato puntuale dei primi 9 mesi, per la conferma di un trend che dal 2017 ha visto il settore crescere in maniera organica e costante.
A conferma di questo andamento positivo si inseriscono anche i dati che emergono dall’Osservatorio di Federpreziosi Confcommercio che registrano un atteggiamento positivo delle gioiellerie sull’andamento della propria attività a livello prospettico per il 2020, più accentuato a Nord Est e al Nord Ovest e meno al Centro e al Sud/Isole. In particolare il 53,6% degli associati Federpreziosi ritiene ad oggi che la situazione rimarrà invariata, mentre l’11,2% prevede un ulteriore miglioramento per il 2020 nell’andamento della propria attività, incoraggiante segnale della capacità di resilienza del settore.
La solidità e la positiva performance del settore sono essenzialmente riconducibili a due fattori. In primis la conferma dell’Italia come principale fornitore dei grandi brand globali, come dimostrato dal fatto che Francia e Svizzera sono a oggi i primi importatori dei prodotti made in Italy di oreficeria e gioielleria per un valore di quasi 910 mio di euro da gennaio a settembre 2019 per la Svizzera e quasi 620 mio di euro per la Francia (con un’incidenza del 18% l’uno e del 12 % l’altro sull’intera esportazione della produzione orafo gioielliera italiana). La Francia in particolare quest’anno registra una crescita del 23,5 %.
In secondo luogo la tenuta del settore è imputabile alle politiche di sistema che l’Italia ha attivato su alcuni paesi strategici. In particolare sono significative le situazioni che si stanno registrando in Canada, dove l’abolizione dei dazi si è tradotta in una crescita di oltre il 60% del nostro prodotto su un mercato che vale oltre 80 mio di euro, e in Giappone dove la forte riduzione delle imposte doganali fa registrare una crescita che si avvicina al + 30% sul 2018.
L’importante conferma di stabile crescita arriva poi dai mercati di riferimento tradizionali per la produzione italiana: gli USA crescono di poco più del 6% andando a incidere di oltre il 10% sull’export complessivo e riprende forza l’hub distributivo di Dubai che sembra aver assorbito l’urto della recente imposizione di dazi e IVA e, dopo un periodo di forte riduzione, sta tornando ai valori pre-crisi. Resta purtroppo critica la posizione di Hong Kong a causa della forte instabilità politica del paese.
Un settore, quello orafo-gioielliero, che è uno dei comparti manifatturieri di punta del Made in Italy, nonché tra i più vocati all’export, con una propensione pari ad oltre l’80% del fatturato e che impegna circa 31.000 addetti e circa 8.000 aziende (fonte Confindustria Moda per Federorafi).