Carlo Alberto Carnevale Maffè (Imagoeconomica)

Carlo Alberto Carnevale Maffè, Associate Professor of Practice di Strategy and Entrepreneurship alla Bocconi, affronta il tema della crisi dell’Horeca: di fronte al cambiamento, tra nuove finestre temporali e fattori antichi

Carlo Alberto Carnevale Maffè, Associate Professor of Practice di Strategy and Entrepreneurship di SDA Bocconi School of Management è un economista di rango, mente acuta, affascinante lettore e interprete dell’attualità. E all’Anteprima dell’International Horeca Meeting di Italgrob lo scorso ottobre al Palacongressi di Rimini, ha dotato i partecipanti di occhiali con lenti potenti per guardare al futuro.

Per il professore, cambierà molto nell’Horeca dopo la profonda crisi dovuta al Covid-19, cambiano radicalmente i modelli di offerta e domanda di chi sta sul campo, cambiano fattori antichi come lo spazio e il tempo.

“Pensate ai metri che servono per gestire un fabbisogno vincolato, o alle nuove finestre temporali – come il coprifuoco serale”.

E poi c’è una nuova sintassi di servizio: “Mentre prima potevo dare al cliente un menù cartaceo, ora ho bisogno della sua collaborazione perché scarichi online il QR code”. Non torneremo probabilmente più alla carta.

È un settore chiave, il fuoricasa, “un pilastro della società, dove nascono relazioni sociali, dove si fondano i legami e si saldano i processi urbani. E’ un settore termometro della vita”. Per questo va studiato approfonditamente dalla politica, che finora non lo ha capito a fondo, non cogliendone la funzione sociale.

La profondità della crisi, tuttavia, non toglie tuttavia tratti di positività, nell’analisi del professore della Bocconi.

“Stiamo passando per una crisi che non è strutturale, ma congiunturale e io sono convinto che, finita la tempesta, la gente avrà ancora più voglia di passare del tempo fuori casa e che crescerà anche la domanda di turismo”. Una domanda diversa, certo, che dovrà essere accompagnata da “nuovi modelli organizzativi” per la distribuzione e l’industria e da una maggiore centralità delle tecnologie. Ma occorre anche che gli attori del settore sappiano “mettersi insieme per farsi ascoltare di più dalla politica”.