Il Prof. Lorenzo Marconi è un riminese, lavora al Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione Guglielmo Marconi dell’Università di Bologna ed è fra i protagonisti del successo della candidatura che porterà al Palacongressi di Rimini, nel 2024, l’European Robotics Forum 2024, uno dei più importanti congressi internazionali di robotica.
“L’ European Robotics Forum 2024 sarà un appuntamento che stupirà”
“Sono doppiamente felice per questo successo: sono un cittadino di questa regione così centrale nel mondo dell’automazione e della robotica, in più sono convinto sarà un appuntamento che stupirà i partecipanti per la qualità della struttura e per le connessioni Università e industria che sapremo generare”.
La sintonia fra questi due mondi non è sempre scontata.
“Vero, ma sempre di più viaggiano insieme, nel nostro mondo magari in modo già virtuoso e di reciproco vantaggio. ERF 2024 strizza l’occhio anche all’ambito industriale di packaging e automotive. Pensi che nell’ultima fase Rimini ha superato Stoccarda, che col suo distretto dell’automotive è eccellenza mondiale.
“L’Italia è in prima fascia nel mondo della robotica”
L’Italia è in prima fascia nel mondo, la comunità robotica è una eccellenza. Aggiungo il legame fra le università di Bologna, la Federico II di Napoli, la Sant’Anna di Pisa, poi il supporto di Confindustria, l’accreditamento della Regione, la qualità della candidatura. È stato un gran bel lavoro di squadra”.
Come state progettando ERF 2024?
“Non sarà un congresso con un palinsesto tradizionale di relazioni. Vogliamo sia un evento di networking bilanciato fra università e industria. La Commissione europea vuole questo tipo di approccio, così che possa divulgare le sue call e comprendere come orientare i fondi per la ricerca. Sarà evidente l’impatto della robotica con la quotidianità, quella che chiamiamo Robotics United”.
Che cosa ci aspetta nel corso di questo progressivo avvicinamento fra uomo e robot?
“Lavoriamo per fondere robotica e intelligenza artificiale”
“Il cobot è un robot concepito per interagire fisicamente con l’uomo in uno spazio di lavoro. La distanza fra l’intelligenza dell’uomo e il ferro del robot si accorcerà fino a fondersi. A trarne vantaggio sarà l’industria manifatturiera con celle robotiche condivise da uomo e macchina. Ma pensiamo agli ospedali, ai centri di accoglienza all’ausilio per ricerca e soccorso in ambienti ostili per l’uomo. Con IRIM, associazione a cui partecipo insieme al Prof. Antonio Bicchi, lavoriamo per fondere robotica e intelligenza artificiale”.
Dobbiamo temere qualcosa?
“No. Pensi alle fabbriche intelligenti, alla virtualizzazione del quotidiano per sperimentare ‘al vero’ in una sorta di gemello digitale per i test su nuove scoperte. Sarà possibile ottimizzare l’uso di materie prime. A me sta a cuore l’ambito agricolo, prevedo enormi spazi. Ho visitato a Lugo un’azienda che produce atomizzatori, risparmiando il 90% dell’acqua per l’irrigazione. È un esempio, ma l’ambiente potrà davvero averne enormi vantaggi”.
Torniamo al volo: davvero voleremo da una piazza all’altra, dal luogo di lavoro a casa?
“Dobbiamo risolvere questioni di sicurezza, poi voleremo pure noi”
“Guardi che tante cose stanno già volando coi droni. Dobbiamo risolvere questioni di sicurezza, gestire il traffico in aria, poi voleremo pure noi. Ma ci arriveremo davvero in pochi anni”.