Salento, 1959. Lorenzo e Agnese hanno perso tutto. E lo capiscono quando, con gli occhi tristi che si porta dietro da una vita, il padre annuncia di aver venduto il saponificio di famiglia, un’eredità che lui ha vissuto come una condanna. Per Lorenzo e Agnese, invece, quella fabbrica che il nonno ha creato dal nulla, che profuma di talco, di essenze floreali e di oli vegetali, e che occupa ogni loro pensiero, era la certezza di un presente sereno e la promessa di un futuro da tracciare insieme, uniti. Quindi l’idea di rimanere lì come semplici operai sotto un nuovo, arrogante padrone è devastante per entrambi. Lorenzo, orgoglioso e impulsivo, se ne va sbattendo la porta, col cuore colmo di rabbia e con un solo obiettivo: trovare i soldi necessari per riprendersi quello che è suo…
Due chiacchiere con l’autrice
D.: Dopo il successo de “La portalettere” hai deciso di raccontare ancora una storia lontana nel tempo. In che anni è ambientato il nuovo romanzo e perché hai fatto questa scelta?
R.: Ho deciso di partire dagli anni 50, appena prima del boom economico, anche se poi arrivo a raccontare anche quel periodo e pure il successivo. Mi sono data un punto di partenza simbolico: il 1958 con la vittoria al Festiva di Sanremo di Domenico Modugno con la canzone “Volare – Nel blu dipinto di blu” perché secondo me segna la ripartenza dell’Italia dopo la guerra verso un periodo di grandi trasformazioni e benessere. Da lì nostro Paese ha preso una grande rincorsa verso la modernità e i cambiamenti sociali.
In questo romanzo ci sono i simboli di quell’Italia e tanta musica, una vera colonna sonora capitolo dopo capitolo… I protagonisti girano in Lambretta, vanno al cinema, si approcciano alla rivoluzione industriale anche se vengono da piccole imprese a conduzione familiare, ascoltano Mina e ballano il twist. Ho creato una vera playlist che si trova online: “Tintarella di luna”, Fred Buscaglione, Gino Paoli agli esordi con “La tua mano”, De Andrè… Sono anche i miei riferimenti musicali personali, quelli che amo di più.
D.: Come hai tratteggiato i protagonisti della storia?
R.: Agnese e Lorenzo sono due fratelli molto diversi tra loro che vivono nel Salento e crescono letteralmente dentro la fabbrica di saponi del nonno. Un mondo magico e profumato, protetto. Quando la perderanno reagiranno in modo diverso: lei resterà con resilienza, lui cercherà altro. Un po’ come molti giovani del sud che oggi si trovano a prendere decisioni simili. Il romanzo in realtà parte da una domanda: vale la pena difendere i propri sogni anche quando il prezzo da pagare è altissimo, come ad esempio perdere le persone che amiamo? Meglio seguire la ragione o il cuore? La domanda però rimane aperta, perché qualunque “domani” noi scegliamo ci porterà sempre ad avere dei rimpianti. Ecco perché il doppio “domani” che ho scelto per il titolo.
L’autrice
Francesca Giannone, salentina, si è laureata in Scienze della Comunicazione e ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia. Il suo romanzo d’esordio, La portalettere, ha avuto un incredibile successo: in corso di traduzione in 37 Paesi, è stato il romanzo italiano più venduto del 2023, ha vinto il Premio Bancarella e il Premio Amo Questo Libro.
