Abbiamo incontrato Cristiano Cavina di cui è appena uscito l’ultimo romanzo – che è anche il suo primo giallo – “L’ananas no”. Con lui abbiamo parlato della sua scrittura, con uno sguardo al privato.

Come mai ha deciso di cimentarsi in questo genere per lei nuovo?
Da lettore, ho sempre amato i gialli, e anche quando ho iniziato a scrivere i primi romanzi – che nessuno leggerà mai, perchè sono orribili – erano di questo genere. ‘L’ananas no’ è nato chiacchierando con la mia editor Gliulia Ichino, di Bompiani. Parlavamo di idee di libri, e siamo finiti sulla riviera e sulle pizze – ho fatto il pizzaiolo per vent’anni. Così, mi è venuto il titolo e uno dei primi capitoli. Ho provato a continuare, ed era divertente, la mia terra ci calzava dentro una meraviglia…è nato così“.

Il protagonista, Manolo Moretti, è un investigatore quasi per caso. Ex agente penitenziario ora gestisce una pizzeria in una località della riviera romagnola. Che tipo è?
È un romagnolo 50enne della vecchia guardia, abilissimo quando c’è da sparare patacche, ma muto come una tomba sulle cose che davvero contano. È un misto di tante cose che appartengono alla mia vita: per anni ho lavorato davvero fianco a fianco in pizzeria con un agente della penitenziaria in pensione, che per passione continuava a sfornare le pizze. In realtà non la gestisce lui, ma uno dei suoi ex detenuti alla Dozza di Bologna, che una volta uscito dal carcere si è dato con profitto alla ristorazione. È una bella banda di gente chiassosa e sgangherata. Tengono compagnia, ecco“.

Anche lei, come ha ricordato, in passato tra altri lavori ha fatto il pizzaiolo. Cose le è rimasto di questa attività?
È rimasto che funziona come con la bicicletta, una volta imparato, non si disimpara più. Sono molto bravo a fare le pizze. Molto, molto bravo. Dall’impasto in poi, tutto quanto. Ogni tanto qualcuno mi rintraccia perché è rimasto all’ultimo minuto senza pizzaiolo, e allora rimetto la maglietta e impugno la pala e vado, un po’ tipo Bat-segnale.
E alcuni clienti – come a Moretti nel libro – continuano a farmi uscire dalla grazia di Dio con le loro richieste assurde e la capacità diabolica a scombinare gli ingredienti del menù…“.

Lei romagnolo di Casola Valsenio, in provincia di Ravenna, ambienta spesso le sue storie proprio in Romagna. Qual è il rapporto con questa terra?
Non saprei. Ci sono nato. Ci vivo. Com’è il rapporto del Sangiovese con la sua terra? Ci prende il colore, la gradazione, gli odori. Credo che per gli esseri umani sia la stessa roba. Sono un vitigno di qui. In un altro posto, non sarei la stessa cosa“.

Suo è il personaggio di Pepi Marino con avventure dedicate ai più giovani. Com’è rivolgersi a questo tipo di lettori rispetto a quelli più adulti cui sono rivolti gli altri suoi lavori?
Beh, le lettrici e i lettori pre-adolescenti sono fantastici: incontrarli nelle scuole è una delle cose più belle di questo mestiere. È come attaccarsi a un potentissimo generatore di corrente e ricaricarsi…“.

L’autore

Cristiano Cavina è nato nel 1974 a Casola Valsenio, nel Faentino. Sin da piccolo si dedica alle sue passioni: la letteratura e il calcio. Il suo primo romanzo, pubblicato nel 2003 all’età di 29 anni, s’intitola ‘Alla grande’ e viene pubblicato in Francia con il titolo ‘C’est géant’. Grazie a quest’opera, nel 2006 Cavina si aggiudica il Premio Tondelli: dopo questo libro, ha pubblicato finora altri 17 libri.