Monica Poggio, ad di Bayer Italia

Giovani e lavoro, aziende e sostenibilità. Per Monica Poggio, amministratore delegato di Bayer in Italia, su questi binomi si gioca il futuro del pianeta.

Abbiamo incontrato Poggio – che attualmente è anche presidente del Consiglio di Amministrazione della Camera di Commercio Italo-Germanica, della Fondazione ‘’ITS Lombardia Meccatronica’’ e vicepresidente di Assolombarda con delega a Università, Ricerca e Capitale Umano – al Meeting di Rimini, nel quartiere fieristico di IEG.

Innovazione, ricerca, digitalizzazione. Temi caldi per IEG come per tutte le grandi aziende, forse ancor più per voi che vi occupate di filiere particolarmente all’avanguardia come quelle della medicina e dell’agricoltura di precisione. Come li affrontate in Bayer?

L’ad di Bayer in Italia: “Abbiamo puntato sulle scienze della vita, su salute e nutrizione, perché sono temi strategici per il futuro del pianeta”

Già dal 2014 Bayer ha fatto una scelta specifica di posizionamento, abbandonando la chimica e puntando sulle scienze della vita, che per noi sono salute e nutrizione. Parliamo di temi strategici per il pianeta, molto complessi, ragion per cui per affrontarli abbiamo deciso di puntare su ricerca e innovazione. Basti pensare che oggi Bayer spende oltre il 10% del suo fatturato per queste voci. Partiamo dall’agricoltura: se, come si prevede, entro il 2050 sulla terra saremo oltre 10 miliardi, è facile constatare come il fabbisogno alimentare crescerà mentre già oggi assistiamo ad una riduzione delle terre coltivabili, e fra l’altro in un periodo in cui conflitti internazionali e cambiamenti climatici incidono pesantemente sul settore. Dunque, puntare sul digitale in agricoltura può dare un grande contributo: i dati raccolti possono consentire all’agricoltore di ottimizzare risorse, di capire che interventi mettere in campo, di lavorare sulla riduzione di CO2. Puntando su innovazione e digitalizzazione supportiamo l’imprenditore agricolo a capire quali soluzioni applicare per migliorare la propria resa e la propria redditività.”

E nel settore medicale?

“Idem: per i farmaci su prescrizione, in aree terapeutiche importanti come l’oncologia, il cardiovascolare, la salute della donna, puntiamo sulla ricerca per migliorare i prodotti. Stiamo ad esempio acquisendo aziende che adottano nuove tecnologie in ambito genico e cellulare, con un approccio terapeutico completamente diverso da quello a cui siamo abituati. Abbiamo deciso di essere degli innovatori, facendo investimenti sia per innovare i prodotti, sia per innovare i processi. Il nostro stabilimento di Garbagnate, ad esempio, che produce compresse, per primo ha sperimentato un processo digitale per migliorare competenze e organizzazione del lavoro. Un lavoro che è stato riconosciuto anche dal World Economic Forum. Crediamo che solo l’innovazione possa portare risposte ad un mondo che è sempre più complesso. E la complessità non si semplifica, ma va letta, scomposta: e bisogna trovare risposte non ovvie, ossia nuove, per investire sul futuro in chiave di sostenibilità”.

A proposito di sostenibilità, lei sa che IEG è molto attenta a questo tema, organizza le manifestazioni leader del settore, ovvero Ecomondo e Key Energy. E da quanto sento anche Bayer è sulla stessa lunghezza d’onda. Allora le chiedo: qual è la prospettiva nell’immediato, come muoversi oggi per garantire domani un futuro sostenibile alle nuove generazioni e al pianeta?

“Ci vuole una visione strategica e un impegno costante. Ma prima occorre consapevolezza, bisogna creare una cultura favorevole. In Bayer questa consapevolezza c’è e tutti collaborano a migliorare la situazione. Occorre “fare i fatti” anche con fornitori e clienti, con tutti gli stakeholders. Noi abbiamo lavorato molto sugli imballaggi e le confezioni dei prodotti, sui pallet per la logistica affinché fossero più durevoli e riciclabili, sullo sviluppo di una flotta d’auto aziendali elettrica, sulle emissioni di CO2, sul sostegno agli agricoltori, anche quelli più piccoli, sull’implementazione dello smart working e del lavoro online…”.

“Non basta parlare di sostenibilità. Occorre sviluppare una cultura favorevole, una consapevolezza condivisa”

Un ultimo affondo sulla formazione, sui giovani. Come orientarli e come spronarli a specializzarsi in quelle figure professionali che veramente servono alle aziende?

“Investiamo sull’orientamento per facilitare i giovani a capire come il lavoro possa essere importante per loro e loro per il lavoro”

“Come sistema sociale nel suo complesso, ossia aziende, scuola e istituzioni, è fondamentale investire sull’orientamento. Fin dalle medie dovremmo aiutare i giovani a capire quali sono le opportunità e le competenze richieste dal mercato e quali sono le loro inclinazioni. E mi lasci anche fare un affondo sulle politiche di genere: sul fronte occupazionale le donne sono state le più colpite dalla pandemia, perché erano maggiormente concentrate su settori tradizionali considerati più “femminili”. E non è così. Le ragazze vanno orientate anche verso percorsi scientifici, per far capire che sono studi “neutrali”, non solo maschili. Ma comunque tutti, ragazzi e ragazze, dovremmo appassionarli, aiutarli a capire quale sarà il loro percorso di vita. Devono comprendere come il lavoro possa essere importante per loro e loro per il lavoro”.